Articolo di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo
Tra le leggende metropolitane, esiste tutto un filone che ha a che fare con i “rimedi pratici” che dovrebbero aiutarci nella vita di tutti i giorni: mettere bottiglie di plastica ai lati delle case per allontanare i cani, sistemare un CD sullo specchietto delle auto per “accecare” gli autovelox, tenere una moneta in bocca per ingannare gli etilometri, inserire un blocchetto di sapone di Marsiglia nel letto per ridurre i crampi muscolari, per non parlare di tutti i rimedi antisbornia assolutamente fittizi e di quelli anti-zanzare…
Alcuni anni fa, aveva cominciato a diffondersi un nuovo metodo per allontanare le mosche da casa: era sufficiente appendere un foglio di carta con su scritto il numero 58 e il gioco era fatto.
Non abbiamo idea di dove e quando sia nata la storia. Il primo riferimento che abbiamo trovato si riferisce alla Valtellina e all’estate del 2002. Il 21 agosto di quell’anno, La Stampa raccontava che in un paese della Valchiavenna, in provincia di Sondrio, si era deciso di far ricorso a uno strano rimedio contro gli insetti.
Addio al Baygon, alla citronella, alle vecchie palette di plastica: a Campodolcino, a due passi da Sondrio, hanno trovato un rimedio “miracoloso” contro le mosche. Rifacendosi a un’antica tradizione cinese gli abitanti della cittadina lombarda disegnano su fogli di carta il numero 58, poi lo bucano con una puntina e lo appendono su finestre e balconi. Secondo loro gli insetti scambiano il disegno per una ragnatela e non si azzardano ad avvicinarsi. Una leggenda montanara?
Secondo l’autore, Rocco Moliterni, era tutta colpa della modernità: tramontato il “mondo contadino con i suoi rituali e le sue credenze magiche”, la gente si sentiva impotente e indifesa nei confronti degli animali. E dunque, via ai nuovi rimedi anti-cani o anti-mosche, diffusi per lo più per sentito dire…
Non sembra che il metodo sia diffuso nel mondo anglosassone. Il 2 settembre del 2002, un italiano che scriveva sul sito Straight Dope raccontava di averlo visto in un ristorante di Padova, e ovviamente riceveva soltanto risposte ironiche. Cecil Adams, popolare articolista e “debunker” americano, lo associava ad un altro rimedio magico contro gli insetti: quello di tenere sacchetti di plastica pieni d’acqua appesi al soffitto. Per lui, era una buona alternativa al sistema numerologico.
Pochi mesi dopo questa prima ondata di voci a noi nota, quella dell’estate del 2002, Isabella Lattes Coifmann (1918-2006) rilanciò la storia sulle pagine di Tuttoscienze, supplemento de La Stampa. Nel numero del 7 marzo 2003, l’etologa spiegava:
Si sarebbe scoperto che il numero 58 scritto in grandi dimensioni e messo bene in evidenza, appoggiato sui davanzali delle finestre costituisce una sorta di magica barriera di fronte alle quali le nemiche arretrano. Come mai? Sembra (ipotesi tutta da verificare) che nelle rotondità di quel numero le mosche vedano una sorta di ragnatela. E non c’è visione più orripilante per una mosca abituata a spaziare libera nell’aria di quella trappola mortale che con i suoi fili attaccaticci la invischia e la imprigiona. [...] Ma è possibile che il cervello di una mosca riesca ad associare il fatidico numero 58 con così tragiche immagini?
I toni erano dubbiosi, ma possibilisti: non era più un’antica tradizione cinese, ma qualcosa che aveva a che fare con la visione degli insetti e il loro modo di percepire la realtà.
Sappiamo che di certo la leggenda era presente in Francia nell’estate del 2004, come si evince da questo forum, ma soprattutto colpisce la lunga capacità di sopravvivenza “sotterranea” di questa credenza. Di sicuro, la storia del 58 è circolata almeno sino a tempi recenti.
Nella primavera del 2006, lo zoologo Gilberto Tozzi, che presso Prato dirige un centro naturalistico, intervenne sul quotidiano fiorentino La Nazione, per commentare “il singolare fenomeno” che stava “imperversando sull’Argentario”: su molte finestre campeggiava un foglio bianco con il 58 scritto a caratteri cubitali. Un po’ ci credeva:
Il numero 58 scritto a caratteri cubitali su un foglio bianco fa scappare le mosche? È strano, ma tutto è possibile. [...] Gli insetti hanno un apparato visivo completamente diverso da quello umano... L'occhio della mosca è composto da centinaia di piccolissime sfaccettature. Le linee che compongono il 58 potrebbero rappresentare per le mosche qualcosa che rassomigli a un predatore che le potrebbe "invitare" ad allontanarsi. Nella pratica sono innumerevoli gli esempi di spaventapasseri più o meno artigianali: «Come sulle barriere acustiche trasparenti delle autostrade sono raffigurati dei falchi stilizzati che, spaventando gli altri uccelli, evitano che i pennuti ci vadano contro, così il numero 58, o meglio, le linee che compongono il numero 58 potrebbero far scappare le mosche. Comunque ci vorrebbe uno studio scientifico sul fenomeno prima di poter sostenerne la veridicità scientifica».
L’uscita di Tozzi suscitò un gran numero di commenti di verso opposto: ne abbiamo ancora traccia in questo forum.
Nell’estate del 2008, in un forum di informatici il dibattito assumeva toni scherzosi: qualcuno, da Cagliari, l’aveva raccontato per scherzo a suo padre, e quello si era munito subito di grandi fogli col numero stampigliato. Un altro suggeriva:
Io invece ho fatto un altro esperimento, pare che scrivendo bello grosso 59 su un cartello e appendendolo, questo tenga lontano i leoni. Ieri ho provato e effettivamente non si è visto nemmeno un leone, quindi funziona.
Nello stesso periodo, su Yahoo! Answers, c’era chi raccontava che il marito, in pizzeria di una località non meglio precisata, aveva visto il rimedio in atto, e chiedeva lumi agli utenti del sito. Lui stesso, scriveva la moglie, aveva trovato su Google
una ricerca americana che sostiene che mosche e zanzare vedendo questo numero hanno l'illusione ottica di vedere una ragnatela e si allontanano!
Nell’agosto del 2009, invece, ecco il numero sulla porta di un bar di Aosta, il cui proprietario tornava ad attribuire la fuga degli insetti a una presunta somiglianza tra il 58 e una ragnatela.
Del resto, in contemporanea, l’usanza era in voga nel centro di Milano, come documentò l’edizione cittadina di Repubblica del 2 agosto:
Marcello ne è convinto: da quando ha appeso dietro al bancone quel cartello con scritto “58” in rosso, le mosche non frequentano più il suo bar. «Gli insetti nella scritta vedono una ragnatela — spiega serio il titolare del Polpetta Doc, enoteca in via Eustachi — quindi, per paura di rimanere impigliati, stanno alla larga». A consigliare a Marcello l’infallibile rimedio è stato Giovanni, macellaio vicino di serranda, che con il numero magico appiccicato sulle piastrelle dietro alla cassa difende dagli insetti svizzere e braciole.
Se davvero il 58 tenga lontane le mosche non è dato sapere. E ci sono diverse scuole di pensiero su quale sia il luogo di origine dell’usanza. Nei tanti forum su Internet dedicati all’argomento si citano generici “entomologi americani” a sostegno della validità del rimedio, e si indicano anche le probabili culle della convinzione popolare. Le più gettonate sono il Piacentino e la Brianza. Stando ai fatti, appare più probabile la seconda: a Macherio, il titolare della pizzeria “L’Alternativa” ha appeso di recente il suo cartello con regolare 58 anti-mosche. Karim, pizzaiolo egiziano, motiva l’esperimento sostenendo che «da queste parti lo fanno in molti e la cosa sembra funzionare».
Nel più affollato dei gruppi di discussione sul web, che si chiama “ Sai perché il 58 allontana le mosche?”, tal Stefanone racconta una parabola senza luogo e senza tempo: «Un giorno, in un bar, mia moglie ha sentito dire da un contadino che scrivendo su un foglio il numero 58 con un pennarello nero le mosche se ne sarebbero andate». E poi fornisce la presunta prova dell’efficacia della profezia contadina: «In quel bar — continua Stefanone — hanno appeso 4 cartelli e non si sono più viste mosche. Lo assicura mia moglie, che di solito non mente». Si scatena il dibattito: «Anche l'azzurro funziona», scrive Lamira. «L’argomento meriterebbe un’indagine più approfondita e scientifica», risponde scettico Makalu.
Repubblica citava anche il parere di un esperto famoso:
Per Giorgio Celli, professore di Entomologia all’università di Bologna, la teoria del 58 non ha alcuna validità: «È una leggenda metropolitana, come ne nascono ogni estate per effetto del caldo che dà alla testa». Però ammette di averci provato anche lui: «Nella mia casa in montagna ho appeso cartelli con scritto il numero ovunque, ma non è servito a nulla». Da scienziato, Celli propone però un’altra possibile soluzione per tenere lontane le mosche: «In Africa, l’unico animale a non contrarre la malattia del sonno è la zebra. Nulla è dimostrato, ma non è da escludere che il manto a strisce bianche e nere possa avere un effetto deterrente per gli insetti che trasmettono il contagio». Ne saranno felici i tifosi juventini, che da oggi al bar potranno sostenere le proprietà taumaturgiche della loro bandiera.
L’11 settembre del 2015, infine, il settimanale cuneese La Guida raccontava che il titolare
di un market di ortofrutta del centro cittadino aveva esposto nel suo negozio cartelli con il numero “fortunato”. Lo aveva fatto copiando da quanto stava accadendo in Val Corsaglia, nel Monregalese, zona della quale era originario, presto imitato da altri suoi concittadini. Sembrava che lì il fenomeno fosse generalizzato, tanto che vi aveva fatto ricorso persino una farmacia.
Quando il giornalista aveva chiesto se il rimedio funzionasse, la risposta aveva assunto toni surreali:
Siamo danneggiati dal fatto che uno dei due ingressi è costantemente aperto e, di conseguenza, il numero si vede solo di striscio.
L’autore dell’articolo era perplesso, divertito, ma non rinunciava a menzionare in modo dubitativo l’idea che l’apparato visivo delle mosche “complesso, molto diverso da quello umano”, vedessero nel numero 58… una ragnatela, si spaventassero, e così si tenessero alla larga da quella potenziale, terribile minaccia.
La leggenda sembra essere tuttora diffusissima, in termini assai simili ai nostri, anche in Spagna e in Argentina, come potete vedere qui, qui e qui.
Certo è che questo racconto ha successo perché rientra nel grande capitolo dei “rimedi semplici a problemi complessi”. Liberarsi degli insetti può essere un problema, soprattutto per i negozi alimentari che non possono ricorrere a soluzioni troppo “invasive”, onerose dal punto di vista economico e potenzialmente dannose per i prodotti posti in vendita. Provare con il 58 invece non costa nulla, si fa in pochi minuti, e al massimo può generare qualche sorriso da parte dei più scettici. Ma tutto sommato è “conveniente”, sotto diversi punti di vista. E quindi - potrebbe chiedersi qualcuno - perché non tentare?
Questa è una di quelle occasioni in cui ci affidiamo agli utenti del nostro sito: questa leggenda gira almeno da diciotto anni, ma non sappiamo bene da dove arrivi, come sia sorta e quanto sia diffusa. Quasi tutti gli articoli che abbiamo trovato in merito la collocano nel Nord Italia, e le origini cinesi sembrano inventate (un tentativo di fornire una “garanzia” di antichità sul meccanismo, forse?). Dunque, ci rivolgiamo a voi: ne avete sentito parlare altrove? Quando? E come veniva giustificata la proprietà del numero anti-mosche? Scriveteci via mail a centro@leggendemetropolitane.eu, oppure tramite il nostro account Twitter.
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