top of page
Cerca
Immagine del redattoreRedazione

Gli aerei della siccità: una leggenda sul controllo del meteo




La siccità del 1985 fu memorabile. In Italia, per tre mesi non piovve. Nell’Arno, i pesci morivano per mancanza di ossigeno, mentre il Po a Torino si ritirava lasciando cumuli di immondizia a fermentare sulle sponde e un po’ ovunque si scatenavano tremendi incendi. L’ondata di caldo record colpì tutto l’emisfero settentrionale provocando negli Stati Uniti una caccia ai water rats, cioè a coloro che, incuranti della situazione, si ostinavano a lavare l’auto o riempire le piscine. 


Tra i paesi più colpiti ci fu la Spagna. Fu proprio qui che fecero la loro comparsa voci e leggende che sembrano anticipare di quasi un decennio la teoria del complotto sulle scie chimiche: quella secondo cui gli aerei di linea spanderebbero nell’aria sostanze chimiche pericolose allo scopo di alterare il clima, provocare tempeste e siccità, o con altri loschi propositi (controllo mentale, rilascio di virus o metalli pesanti, creazione di terremoti artificiali, ecc.).


Nel 1985, comunque, l’attenzione era per lo più rivolta alla siccità in corso. Questa è una delle storie che discutiamo nel nostro articolo per il numero 59 (3/2024, pp. 50-58) di Query, la rivista del CICAP, e nella conversazione che sabato 12 ottobre 2024, a partire dalle 11, terremo a Padova durante il CICAP Fest, presso la Sala Anziani di Palazzo Moroni.


La colpa è dei “baroni del pomodoro”


Il ciclo di voci su questa siccità artificiale è stato studiato già diversi decenni fa da Jean-Louis Brodu, che si è occupato a lungo di leggende contemporanee (è stato, tra l’altro, uno dei primi ricercatori a valorizzare l’approccio folklorico al mito UFO), e che nella sua tesi di dottorato presso l’Università “Paris Diderot” si era già occupato delle dicerie legate ai cannoni antigrandine nella Francia sud-occidentale. Più nel dettaglio, Brodu ha discusso le voci sugli “aerei della siccità” nel suo articolo del 1990 Une rumeur de sécheresse, incluso nel n. 52 della rivista Communications, dedicato a Rumeurs et légendes contemporaines. Il volume è curato dai sociologi Véronique Campion-Vincent e Jean-Bruno Renard, tra i fondatori degli studi accademici sulle voci e le leggende contemporanee.


In una prima ondata, quella del 1985, le voci colpirono la Spagna, in particolare alcune delle sue regioni orientali e meridionali: Murcia, Almeria, Granada e la Catalogna, particolarmente interessate dalla siccità. A farne le spese furono soprattutto i piccoli agricoltori, a cui sembrava che le nubi, che a volte comparivano in lontananza, si dissolvessero prima di portare la pioggia ristoratrice. 


In quegli ambienti cominciò quindi a circolare una voce: la colpa era dei “baroni del pomodoro”, le grandi multinazionali agricole che, sfruttando sistemi avanzati di irrigazione, sembravano patire assai meno la carenza di acqua. Secondo le voci erano proprio loro che, con piccoli aerei, diffondevano sulle nubi prodotti chimici per fermare la pioggia. 


Sul perché lo facessero, le spiegazioni erano diverse: si diceva che fosse un modo per ridurre i premi di assicurazione, oppure perché le precipitazioni naturali, che arrivavano in maniera casuale, andavano a interferire con i sistemi di irrigazione automatica ad intervalli fissi previsti nelle piantagioni. O, ancora, le azioni miravano ad evitare che la pioggia danneggiasse la buccia dei pomodori, che dovevano essere immacolati per essere venduti sul mercato europeo (la Spagna in quegli anni stava per entrare nella Comunità Economica Europea, e si discuteva moltissimo delle nuove norme e dei regolamenti che questo avrebbe comportato).


Altri attori chiamati in causa per la distruzione delle nuvole erano l’industria turistica della Costa Blanca, e persino gli astrofili, che per le loro osservazioni necessitavano di cieli tersi e senza nubi. Le accuse alle multinazionali del pomodoro, però, erano quelle più diffuse.


Ragioni “politiche”


Intorno al nucleo narrativo principale sorsero parecchie discussioni. Si raccontava che gli aerei provenissero da piccoli aeroporti segreti. C’era chi affermava di aver visto in prima persona gli aerei “caccianuvole”, e qualcuno sussurrava di averne udito il motore. Tra i testimoni, anche un ingegnere del Ministero dell’agricoltura, poi diventato parte attiva delle proteste contro il fenomeno. A Murcia vennero trovati dei graffiti sui muri che dicevano: “Sì alla pioggia, no ai pomodori” e “Morte agli aerei”. In alcuni comuni si tennero riunioni informative aperte alla cittadinanza: le proteste sfociarono in una grande manifestazione a Lorca che vide la presenza di circa 5000 agricoltori, in lotta contro “l’anticiclone artificiale delle grandi piantagioni”. 


In alcuni paesi furono organizzate ronde anti-aereo, nel corso delle quali si arrivò a sparare contro piccoli aerei da turismo di passaggio. Alcuni colpi vennero indirizzati anche contro un Piper Azteca che spargeva pesticidi in un campo di Lorca; il pilota non riportò alcun danno, ma chiese alle autorità che “certificassero” la sua estraneità alle operazioni anti-nuvole! 


Per Brodu, il ciclo di voci ebbe una dinamica chiarissima: le voci si innestavano su un conflitto tra i piccoli agricoltori e le multinazionali conserviere, con i primi che vedevano la loro produzione perdere terreno rispetto alle grandi industrie. La siccità, che colpiva molto più i primi, veniva letta come un modo per cancellare l’agricoltura di scala medio-piccola. 


La dimensione politica non fu un elemento secondario nella diffusione delle dicerie. Per un po’ circolò addirittura un pamphlet che metteva in relazione la siccità con la morte del dittatore Francisco Franco, che pure era avvenuta già dieci prima: si sottintendeva che il ritorno alla democrazia e il cambiamento dei costumi avevano perturbato l’ordine naturale delle cose; la nuova forma di governo sarebbe stata la rovina dei piccoli agricoltori.


Le voci sugli aerei ebbero il proprio culmine nell’estate del 1985. Poi, con l’arrivo delle piogge (presto trasformatesi in inondazioni), cessarono.


In Francia, l’anno dopo


Quanto accade in Spagna si ripeté poco tempo dopo in Francia, con assemblee, interventi di politici e proteste collettive contro gli aerei misteriosi. Questa volta, le regioni più colpite furono quelle del sud-ovest del paese. Le dicerie toccarono il culmine nell’estate del 1986. Secondo Brodu, a dare un contributo alla diffusione di queste storie potrebbero essere stati i lavoratori stagionali, che a settembre si spostavano in massa dalla Spagna alla Dordogna francese per la raccolta delle mele. 


La voce, nel frattempo, aveva assunto i tratti della testimonianza diretta.


All’arrivo di un temporale, alcuni addetti alla raccolta in una piantagione dei “baroni del pomodoro” vengono mandati nei campi da un capo-squadra che assicura loro che la pioggia non cadrà. Dopo aver sentito il rumore di un aereo, rimangono stupiti nel vedere le nuvole che si dissolvono senza aprirsi. Ecco la causa della siccità!

Nel caso francese, però, le voci si erano innestate su un conflitto differente rispetto a quello spagnolo. Per Brodu a lanciare le accuse erano per lo più gli allevatori di bovini, che puntavano il dito contro l’intero mondo agricolo, e in particolare contro le grandi imprese produttrici di mele. Secondo la narrazione più diffusa, erano loro a usare gli aerei, per assicurarsi i risarcimenti delle assicurazioni. In alternativa, si diceva che l’assenza di piogge era un effetto collaterale degli esperimenti di inseminazione delle nuvole, fatti dalle industrie ortofrutticole con ioduro e nitrato d’argento, per combattere la grandine. Così facendo, però, si eliminavano anche le nubi portatrici della pioggia benefica…


Nelle campagne del Quercy, nel sud-ovest, si diceva che responsabili fossero le grandi piantagioni da frutto dei dipartimenti di Tarn e Garonna, che spargevano sulle nubi un misto di salnitro e ioduro d’argento: era un modo per proteggere il loro sistema di irrigazione artificiale, che poteva essere mandato in tilt dalle piogge naturali. 


La siccità influiva in maniera differente sui diversi settori della società, continua Brodu. Le limitazioni sul consumo di acqua imposte in alcune zone erano viste come un’ingiustizia, con gli allevatori che si sentivano particolarmente penalizzati dalle ordinanze.


L’inseminazione delle nuvole reale - e quella immaginaria


Dietro alle voci francesi del 1986, però, c’era anche un’altra questione importante: la crescente popolarità tra il pubblico generale del cloud seeding (inseminazione delle nuvole), una tecnica la cui effettiva efficacia è tuttora oggetto di dibattito. Diversi esperimenti, in effetti, erano stati fatti proprio in quegli anni per capire se fosse possibile generare la pioggia spargendo sulle nuvole sostanze come lo ioduro d’argento.  


Proprio in relazione alla pubblicità di cui le tecniche d’inseminazione delle nubi stavano godendo, Brodu ha puntato la sua attenzione su quanto accaduto nell’estate del 1986 a Excideuil, piccolo paesino della Dordogna. Lì un consigliere comunale, proprietario di un frutteto, aveva organizzato una riunione aperta alla cittadinanza per cercare di confutare le voci sugli aerei misteriosi. All’incontro vennero invitati in qualità di esperti un ingegnere del Ministero dell’Aviazione civile e dei meteorologi, insieme a rappresentanti degli agricoltori e degli allevatori. Si discusse di geoingegneria e di alterazioni del clima. Fra il pubblico, qualcuno tirò fuori anche alcune notizie sentite in TV: in seguito al disastro di Chernobyl, avvenuto meno di quattro mesi prima, i sovietici, nel tentativo di dissolvere le nubi che avrebbero trasportato le polveri radioattive a grandi distanza, avrebbero usato anche tecniche di cloud seeding. Forse - era la conclusione del ragionamento - la siccità francese dipendeva da tecniche di quel tipo.


Dietro al ciclo di voci francesi, insomma, c’erano notizie più o meno corrispondenti a realtà, come gli esperimenti di cloud seeding e i timori per il disastro nucleare, ma rilette in modo da poter essere utilizzate nel quadro del dibattito sulle presunte cause “anomale” della siccità. Le testimonianze raccolte da Brodu, non a caso, parlavano di aerei bianchi e senza segni d’identificazione che spargevano intorno a sé strane nuvolette, presumibilmente le sostanze anti-pioggia. Le descrizioni erano quanto di più lontano possa esserci dalla realtà dell’inseminazione delle nuvole: mentre la tecnica “reale” comporta un lasso di tempo di diverse ore tra lo spargimento delle sostanze chimiche e l’arrivo della pioggia, le testimonianze rese a Brodu parlavano di aerei che entravano nelle nuvole e le dissolvevano praticamente all’istante. 


Con ogni probabilità, nelle voci circolate a Excideuil confluirono diversi elementi:

  • L’esistenza di voci preesistenti su aerei misteriosi, ad esempio quelli coinvolti nei “lanci di vipere” di cui si parlava a quel tempo ormai da più di quindici anni, oppure quelle su un misterioso “aereo della prefettura” che avrebbe dovuto controllare che la gente non lavasse l’auto in barba ai divieti di usare l’acqua;

  • La presenza casuale di piccoli aerei in cielo, magari impiegati per prospezioni archeologiche o geologiche. Vicino a Excideuil c’era in effetti un piccolo aerodromo. La gente guardava il cielo per cogliere i segni della fine della siccità, e invece, con suo grande sconforto, scorgeva gli aerei “sospetti”;

  • L’effettivo impiego sperimentale della tecnica di inseminazione delle nuvole da parte di alcuni proprietari di frutteti, come lotta alla grandine. Per quanto Brodu ha avuto modo di verificare, ad Agen (dipartimento della Lot e Garonna), già negli anni ‘70 c’era un aereo che utilizzava questa tecnica, e già allora si sussurrava che questo avrebbe potuto impedire alla pioggia di cadere; nel 1974 un’azienda produttrice di mele aveva usufruito dei suoi servizi. Non solo: a quanto pare, già negli anni ‘60 si diceva che quando i primi alberi erano stati messi a dimora, gli imprenditori avevano alterato il clima della regione, per sostituire con maggior facilità la coltura tradizionale del mais con quella delle mele;

  • Sullo sfondo, una lunghissima tradizione di leggende sulle modificazioni artificiali del clima, dai cannoni orgonici di Reich alle voci sulle “armi climatiche” che si rincorrevano dagli anni ‘50, dai razzi antigrandine usati dai viticoltori alle voci sul disastro di Chernobyl. L’idea che qualcuno potesse modificare artificialmente il meteo suonava dunque plausibile alle orecchie di larghi settori della società.


A Excideuil, le voci si placarono in seguito all’incontro pubblico, per poi scomparire completamente con l’avvento delle piogge. Ma rimangono un buon esempio di quanto spesso all’origine delle leggende possano esserci tensioni sociali, ingiustizie percepite e posizioni politiche, magari esacerbate da una situazione difficile.


Le dicerie spagnole e francesi degli anni 1985-86 possono essere considerate le antesignane della teoria del complotto delle scie chimiche, che esploderà negli Stati Uniti a partire dal 1997. In quel caso, però, l’esistenza di aerei “spargi-sostanze chimiche” assumerà una dimensione planetaria, dalle venature demonologiche. Gli autori del complotto non saranno più gli industriali agricoli o le assicurazioni, ma poteri invisibili e ben più pervasivi, dagli scopi decisamente più oscuri dei grandi coltivatori. Al loro confronto, le trame dei “baroni del pomodoro” sembrano i maneggi di semplici dilettanti. Visitate la sua pagina!


Immagine in evidenza: da Pixabay, di Mollyroselee

167 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page