articolo di Paolo Toselli
Quasi nessuno ne ha più ricordo, però esattamente 99 anni fa, nel dicembre 1922, si manifestò nella capitale francese un vero e proprio panico a base di punzecchiature operate da non ben identificati maniaci nei confronti di giovani donne, ma non solo. Ne riferiva già il 25 novembre il quotidiano del mattino L’Homme Libre in un articolo intitolato “Una nuova epidemia”.
Gli episodi si verificavano da qualche giorno, in particolare all’interno dei grandi magazzini della capitale.
Dopo i “tagliuzzatori” e gli attentatori al vetriolo che l’anno prima negli empori, nella metro, sui tram e sugli autobus laceravano e bruciavano i vestiti delle donne, ecco manifestarsi un nuovo fenomeno. Il dottor Paul, medico legale, consultato sul caso, vi aveva riconosciuto le caratteristiche di un sadico. L’articolo - il primo di cui disponiamo - precisava che le punture sembravano contenere cianuro. Peraltro, la storia era già arrivata al di là dell’oceano, e infatti, lo stesso giorno, il New York Times vi dedicava un breve articolo intitolato “’Piqueurs’ Terrorize Paris”.
“Queste persone, presumibilmente uomini, stanno pungendo le donne con lunghi aghi ricoperti di un veleno non ancora identificato. Le ferite appaiono prima nere, e poi sono segnate da un gonfiore che diventa rapidamente una dolorosa irritazione.”
Il 30 novembre ne riferiva anche Le Petit Parisien, che qualche anno prima era stato il quotidiano più venduto al mondo. Denominati dalla polizia piqueurs, le loro azioni parevano essere più pericolose di quelle dei loro predecessori, ovvero i “tagliuzzatori” e gli attentatori al vetriolo.
“Per ora i “punzecchiatori” hanno attaccato solo le commesse dei grandi magazzini. Opererebbero solo nelle ore di punta, ferendo le dipendenti con aghi imbevuti di chissà quale sostanza. La polizia giudiziaria ha messo in campo numerosi ispettori e ha prescritto al personale femminile dei magazzini di dare subito l’allarme nel caso i “punzecchiatori” si facessero nuovamente vivi.”
Tutto ciò accadeva mentre, sempre a Parigi, dilagava la paura per le esplosioni provocate dall’antracite (alias il carbon fossile) utilizzato nelle stufe, con il sospetto che dietro si celasse un maniaco. Uno dei quattro maggiori quotidiani francesi, Le Petit Journal, nell’edizione parigina del 6 dicembre forniva anche l’identikit del punzecchiatore: un uomo alto, sui 45 anni, che indossava occhialini, dall'aspetto distinto e decorato con la coccarda rossa. Contemporaneamente, si precisava che il maniaco vantava già degli imitatori, pure nel gentil sesso. E intanto, quello stesso giorno, Mussolini, da poche settimane presidente del Consiglio, di passaggio in treno diretto a Londra, veniva applaudito dai suoi sostenitori francesi alla Gare de Lyon e la Gare du Nord.
Su Le Matin dell’11 dicembre venivano elencate le gesta dei punzecchiatori: quattro ragazze e un giovane colpiti la sera prima nel corso di una festa danzante, un ragazzino di 13 anni all’uscita dell’ascensore di un grande magazzino, una donna per strada. Intanto, il caso faceva notizia anche in Italia. Il Corriere della Sera del 12 dicembre sotto il titolo “Torna in scena a Parigi il misterioso pungitore di donne” riportava una breve corrispondenza da Oltralpe.
“Il misterioso maniaco che si prende il gusto di sforacchiare per via con uno spillo le braccia delle donne, torna a far parlare di sé. Nella sola giornata di ieri, specialmente nella ferrovia sotterranea metropolitana, ben quattro donne sono state punte così in modo inesplicabile. Una portinaia l’ha veduto. Un signore elegante si presentò a lei ieri mattina domandandole alcuni chiarimenti su un appartamento da affittare. Quando se ne andò, le porse la mano inguantata. Cinque minuti più tardi la donna sentì una puntura forte al pollice, il dito si gonfiò e dovette farsi curare ad una farmacia. Più tardi la moglie di una guardia, mentre era ferma dinanzi alla porta di casa, si sentì punta al collo: portò la mano sul punto dolorante e trovò infitto un ago finissimo. Si guardò attorno, ma non vi era nessuno. Le punture, però, non lasciano conseguenza: il bruciore cessa e il gonfiore scompare dopo un paio di giorni.”
Anche il principale quotidiano in francese pubblicato in Algeria, L’Echo d’Alger del 14 dicembre in un trafiletto riferiva che la mania dei pungitori si stava espandendo: “sappiamo di 11 persone punzecchiate ieri di cui 10 femmine”.
Il caso della sarta contro il funzionario comunale
Ma è proprio a metà mese che molti quotidiani francesi presero a dedicare ampio spazio alla mania dilagante. Valga per tutti l’edizione parigina di Le Petit Journal di sabato 16 dicembre, che pubblicava in prima pagina un lungo articolo intitolato “Una storia di punture” in cui era approfondita la vicenda, già trattata il giorno prima, di Martial Fleury, 47 anni, onoratissimo funzionario comunale che aveva trascorso la notte e un’intera giornata in cella. Ad accusarlo di “punzecchiamento” era stata Sarah Herschkowitz, 29 anni, sarta di professione, che, mentre si trovata sull’autobus Saint-Fargeau-Louvre, seduta di fronte a Fleury, le era caduta la borsetta e dopo essersi chinata per raccoglierla avvertì una puntura.
La donna, convocata nell’ufficio del giudice assieme a un amico che le faceva da traduttore in quanto lei, di origine polacca, non parlava francese, fu esaminata dal dott. Paul. Invano il medico legale cercò sulla mano sinistra della giovane donna una traccia di puntura, una infiammazione, una lesione qualunque, anche con l’ausilio di una lente d’ingrandimento. Malgrado ciò, la donna confermò di aver sentito la punta di un ago entrare nella carne aggiungendo che “sebbene non avesse visto il sig. Fleury con una punta in mano, pensava fosse lui l’autore”. A questo punto, sempre più confusa, non aggiunse altro e dichiarò di ritirare la denuncia.
Secondo il giornale, la sig.ra Herschkowitz, di cui era riprodotta anche una fotografia, era incinta di otto mesi e “la sua condizione poteva spiegare molte cose”. Nel frattempo, nell’anticamera del tribunale si erano radunati gli amici e colleghi del funzionario e tutta la sua famiglia, indignati dell’accusa.
Alle sette di sera, assistito dal suo avvocato, Fleury si era presentato davanti al giudice. Rispondendo alle sue domande, aveva precisato che aveva preso l’autobus perché doveva recarsi in farmacia per acquistare delle medicine per la sua matrigna e non aveva fatto attenzione alla signora Herschkowitz, sino a quando si era messa a gridare che era stata punta. Ma era stato arrestato a causa della dichiarazione di una donna che aveva affermato di avergli visto tra le mani “un oggetto brillante più grosso di un ago”. L’oggetto sarebbe stato nient’altro che una moneta che teneva pronta per pagare le medicine.
Quando alle otto di sera il funzionario venne rimesso in libertà, il marito della donna che lo aveva accusato presentò le sue scuse alla famiglia dell’uomo. Il quotidiano precisava però che, malgrado le dichiarazioni del dottor Paul, la signora Herschkowitz confermava la sua convinzione di essere stata punta dichiarando alla stampa che
“dopo aver avvertito la puntura, ho visto sulla mia mano un punto nero. Malgrado nessuna goccia di sangue sia apparsa, sono subito andata a farmi vedere da un farmacista che mi ha detto che aveva già curato due persone punte nello stesso modo e che sulla loro pelle aveva constatato la presenza di un punto nero identico al mio. Quello che mi ha fatto pensare che fosse il viaggiatore che mi aveva punto, è che lui è stato l’unico ad abbassarsi assieme a me. Inoltre, la sig.ra Peyrot, che ha testimoniato al commissariato, ha detto di aver visto un ago tra le mani di quell’uomo. Ma non sto accusando nessuno.”
I giornalisti rintracciarono anche la sig.ra Peyrot, che però aveva preferito restare in silenzio e non dire più nulla. Tra l’altro, secondo quanto pubblicato da Le Matin del 15 dicembre, alcuni passeggeri presenti sull’autobus dove era accaduto il fatto avevano dichiarato che la sig.ra Herchkovitz aveva con sé un pacchetto che stava per consegnare. “Può essere”, proseguiva il giornale “che la sarta si sia punta accidentalmente con uno spillo contenuto nel suo pacco?” L’articolo di Le Petit Journal si concludeva invece con una considerazione sul protagonista della vicenda, che non pareva nemmeno sospettare che contro di lui era stata commessa un’illegalità e soprattutto che era stata violata la recente circolare del ministro della giustizia che ricordava ai magistrati che in tali occasioni non devono arrestare persone con una posizione e un domicilio.
In aggiunta, sullo stesso giornale si elencavano con nome, età e indirizzo le 19 persone che erano state “punzecchiate” nella giornata precedente, tutte donne a parte quattro uomini. In qualche caso erano indicate anche le fattezze del presunto aggressore.
Il giorno dopo, domenica 17 dicembre, Le Petit Parisien precisava che nella giornata precedente i casi erano significativamente diminuiti, in quanto si erano registrati solo sette episodi “attribuibili più a un panico ingiustificato” che a reali azioni di maniaci. Un dottore del prestigioso Istituto Pasteur dichiarava che la loro vita era diventata un inferno, visto che il loro lavoro veniva continuamente interrotto.
“Un’esplosione di ridicola euforia sta soffiando sulla capitale. Persone ponderate e intelligenti, non appena sentono un prurito, vengono da noi a supplicarci di esaminarle. […] Sappiamo, ci dicono, che ai passanti viene inoculato il tetano, la rabbia, le peggiori malattie contagiose. Sono già stati registrati decessi negli ospedali. […] Questo lamento lo ascoltiamo trenta, quaranta volte al giorno, da alcune settimane. Tutte le persone, in gran parte donne, che pretendevano di essere state punte sono state esaminate accuratamente nelle nostre strutture, anche con lenti d’ingrandimento e microscopi. In tutti i casi non abbiamo trovato tracce di punture a parte su due giovani donne, che ci hanno fatto un racconto identico della loro disavventura. Erano state seguite da un sadico che in un corridoio aveva azzardato gesti equivoci. Respinto, si è vendicato con un colpo d’ago. Le ferite, tuttavia, non erano per nulla gravi.”
Altre donne che avevano chiesto un consulto presentavano tracce di rossori causati da fenomeni di autosuggestione: credendo di essere state punte avevano iniziato a grattarsi.
I commenti sarcastici e le accuse alla stessa stampa
A fianco delle interpretazioni di medici e investigatori, sui giornali iniziavano a fiorire anche considerazioni ironiche. Ad esempio, su Le Figaro, il 15 dicembre in prima pagina, un commentatore scriveva come “queste vicende sembrano fatte apposta per distrarre dal carovita e dall’ondata di gelo le casalinghe e i freddolosi insoddisfatti”.
Ancor più particolare l’opinione proposta il 20 dicembre da Le Gaulois, "giornale della difesa sociale e della riconciliazione nazionale", dove. in una sorta di editoriale pubblicato in prima pagina, il romanziere, poeta e giornalista francese noto anche per i suoi aforismi, Miguel Zamacoïs, scriveva:
“La spiegazione soddisfacente e definitiva ci sarà fornita dagli spiritisti? Dal dottor Richet [NdA: era appena stato pubblicato il suo Traité de Métapsychique] o dal sig. Camille Flammarion? Siamo punti da spiriti senza spirito? Da fantasmi faceti? Sono questi "apporti" diretti? È "ago-plasma"? [NdA: chiara derivazione di “ectoplasma”] ... È il momento, ora o mai più, mi sembra, di mettere in discussione i tavoli le cui estensioni si spingono all'Aldilà, perché ciò che più punzecchia in tutto questo, è ancora la nostra curiosità!”
Ma una “punzecchiatura” di diverso tipo era quella di cui parlavas un articolo a firma di un non meglio identificato Chastelain pubblicato il 20 dicembre sulla prima pagina de Le Travailleur, organo delle Federazioni Comuniste della Loiret, della Nièvre e della Yonne.
“Forse penserete che la cronaca dei pungitori, così brillantemente sostenuta per due settimane dalla nostra grande stampa, presenta solo un personaggio molto distante dalle questioni politiche che siamo abituati a trattare qui. Sarebbe un errore da parte vostra.
Per una mente che rifletta un po', è possibile ammettere che a Parigi ci sono dei maniaci che si sono dati il compito di infilzare con aghi i loro concittadini. Ma non è meno evidente che la maggior parte delle punture riportate ogni mattina dalla grande stampa sono del tutto ipotetiche e derivano semplicemente dallo stato di iper-nervosismo dei dichiaranti.
Questo stato di nervosismo esacerbato è la grande stampa che lo ha creato. Attraverso la sua campagna, ha sconvolto i nervi deboli di un gran numero di donne sfortunate che vedono punzecchiatori ovunque. […]
Domani, in un mese, con una campagna infinitamente più potente, decisamente meglio organizzata, questa stampa, potrà dare, non più a poche donne esaltate, ma a gran parte della popolazione, la "sensazione" di essere insultata da un Paese straniero: Germania o Inghilterra, a piacere.
Tutte queste persone, auto-suggestionate, soffriranno veramente nella loro delicata autostima, per un insulto immaginario... E allora saranno maturi per correre in armi alla frontiera, dopo essere passati dalle caserme.”
Gli faceva eco, concentrandosi di più sulla “fascinazione” tra le sedicenti vittime, un articolo del Corriere della Sera del 23 dicembre:
“Se i cronisti parigini avessero letto i “Promessi Sposi”, non avrebbero mancato di parlare degli untori per studiare questo nuovo fenomeno di allucinazione collettiva. […] Il guaio è che il chiasso fatto intorno agli svaghi di qualche squilibrato può avere determinato lo squilibrio di altri scemi suggestionabili.”
La storia si ripete, sempre
Ma il fenomeno non era una novità. Come ricordava già La Stampa del 20 dicembre, la situazione
“fa ricordare al Petit Journal che il caso del pungitore non è nuovo negli annali del criminalismo per così dire sottile. Il giornale parigino ricorda infatti che nella collezione del Censeur che si pubblicava nel 1819, si legge una nota della Prefettura di polizia in data 3 dicembre e nella quale è detto: Un tizio, del quale non si possiedono gli esatti connotati si diverte crudelmente a pungere di dietro, vuoi con uno spillo, vuoi con un ago fissato alla estremità di una canna le ragazze dai 15 ai 20 anni. […] La cosa fece allora più baccano d’oggi.”
Ed infatti, l’epidemia che si verificò sempre a Parigi cent’anni prima, generò un vero e proprio panico morale e per questo merita un approfondimento su cui torneremo prossimamente.
Tornando invece al 1922, subito dopo Natale, così come si erano manifestati, i “pungitori” scomparvero e nessuno si curò più di loro. A parte essere ricordati due anni dopo in un classico della psicologia della testimonianza, La critique du temoignage, volume opera del magistrato francese François Gorphe.
Nel capitolo dedicato alla suggestione collettiva, Gorphe commentava così quegli episodi:
“L'influenza suggestiva della stampa si fa sentire su certi testimoni in tutte le vicende politiche o clamorose dove non si riesce a far luce. I giornali si preoccupano di interessare i loro lettori molto più che dire la verità: è la storia che si riversa nel romanzo.”
Considerazioni che potremmo far nostre, a distanza di cent’anni. Dopotutto, anche il sociologo francese Jean-Noel Kapferer nel suo saggio Rumeurs (trad. it. Le voci che corrono, Longanesi, 1988), faceva un breve cenno all’epidemia che aveva interessato Parigi nel 1922 ricordando che
“simili fatti ci ricordano che le grandi voci non muoiono mai. Si spengono provvisoriamente e, come il vulcano, un bel giorno si risvegliano”.
Nell'immagine in evidenza: ragazze alla moda nella Parigi anni '20.
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