Articolo di Sofia Lincos e di Paolo Toselli
Il folklore moderno tende ad essere globalizzato: non è raro che una storia circoli, contemporaneamente, in diverse nazioni e continenti (pensate a classici come l’autostoppista fantasma o gli amanti incastrati). Eppure, a volte ci sono narrazioni che in un certo Paese nascono, si diffondono e mettono radici molto più che altrove. Oggi ve ne raccontiamo alcune che arrivano dall’Irlanda e che, almeno a nostra conoscenza, hanno avuto minima diffusione da noi.
Queste leggende metropolitane sono state raccolte nel biennio 1979-1980 grazie a un progetto del Department of Irish Folklore, dell’UCD (University College Dublin). L’obiettivo era quello di prender nota, tramite questionari e interviste, di tutte quelle storie “raccontate come vere, dal contenuto comico o scioccante, ambientate in un contemporaneo realistico” (per quanto alcuni racconti, come quello della lucertola nello stomaco, riecheggino in realtà motivi antichissimi).
Il risultato venne pubblicato nel 1983 in un articolo della rivista Béaloideas (Dublin Modern Legends: An Intermediate Type List and Examples), edita dalla An Cumann le Béaloideas Éireann/The Folklore of Ireland Society. L’autrice era una giovane Éilís Ní Dhuibhne, che anni dopo sarebbe diventata celebre come scrittrice di romanzi e racconti.
Nel paper, la studiosa tentava una classificazione tematica, come avrebbe poi fatto su scala assai maggiore uno dei padri dello studio delle leggende contemporanee, Jan H. Brunvand. Le leggende erano dunque suddivise in sette tipologie:
A: leggende etnocentriche (per intenderci, quelle sui ristoranti cinesi o i ragni che escono da una bolla sul braccio in seguito a un viaggio all’estero);
B: leggende di violenza (l’autostoppista dal braccio peloso, il fidanzato impiccato);
C: leggende su furti e borseggi (il gatto nel sacchetto, i biglietti del teatro):
D: leggende di vendetta (messe in atto, ad esempio, da una moglie verso l’amante del marito);
E: leggende su sfortunati e tragici incidenti (donne sepolte vive, motociclisti decapitati, ma anche incidenti imbarazzanti, come quello dell’uomo che, durante una cena, scopre di avere la patta dei pantaloni aperta, la chiude con discrezione, ma non si accorge che un lembo della tovaglia è rimasta impigliata nella cerniera… causando un disastro quando si alza in piedi e si allontana dal tavolo!);
F: leggende sul cibo (per lo più legate alla contaminazione di alimenti);
G: leggende sovrannaturali (esempio super-classico: l’autostoppista fantasma).
Se molte storie erano già note al pubblico internazionale, alcune di quelle raccolte erano circolate poco, magari perché legate a momenti particolari della storia irlandese o a luoghi specifici. Eccone cinque fra le più curiose:
La vendetta durante lo sciopero dei benzinai (D1)
Gli anni 1979-1980 portarono, in tutto mondo, una crisi energetica senza precedenti, dovuta per lo più alla diminuzione della produzione del petrolio iraniano (sono gli anni della Rivoluzione Islamica e dello scoppio del conflitto Iran-Iraq). Anche in Irlanda la situazione si fece particolarmente dura, con improvvisi aumenti dei prezzi della benzina, scioperi, distributori costretti a chiudere per mancanza di materia prima. Alcuni video del 1980 ci mostrano code lunghissime di automobilisti, intenzionati a riempire il serbatoio prima che il Paese rimanesse a secco.
È proprio in una di queste file che è ambientata la leggenda riportata da Ní Dhuibhne. Una ragazza deve inserirsi in una di quelle lunghissime code, fuori da un distributore. L’attesa durerebbe ore ed ore, ma lei intravede uno spazio tra due auto non troppo distante dall’obiettivo e - hop! - ci si infila. Due uomini, nella coda dietro di lei, la raggiungono e le bussano al finestrino, lamentandosi per la scorrettezza: erano lì da ore ad attendere il proprio turno. Lei li ignora, tira su il finestrino e si mette a leggere il giornale. Quando arriva alla pompa di benzina, cerca di togliere il tappo del serbatoio, e... scopre la sorpresa: qualcuno, mentre era assorta nella lettura, lo ha cambiato di nascosto. Al posto di quello di prima c’è n’è un altro: nuovo fiammante, e irrimediabilmente chiuso.
La vedova di Kilkenny (D3)
Due amici di Dublino, John e Mick, vanno a Kilkenny per una breve gita. Arriva la sera, ma si stanno divertendo e quindi decidono di posticipare il ritorno al mattino successivo: trovano un albergo, fanno conoscenza con l’attraente vedova che lo gestisce e passano una bella serata insieme. Poi ognuno si ritira nella propria stanza. Nel buio della notte, Mick decide di far visita alla stanza della donna e fa ritorno solo al mattino. “So che avete messo i vostri nomi sul registro”, dice la donna a Mick prima che se ne vadano, “Ma vorrei essere sicura di chi è chi”. Mick, temendo complicazioni, dà alla proprietaria dell’albergo nome e indirizzo dell’amico. Si era già quasi dimenticato della vicenda quando, nove mesi dopo l’incontro, riceve una telefonata da John, che gli dice eccitatissimo: “Ehi Mick, ti ricordi quella giornata a Kilkenny? Beh, non ci crederai! Ho appena ricevuto una lettera da un avvocato di lì... Ti ricordi di quella vedova dell’hotel? Beh, l’avvocato mi ha appena detto che è morta e mi ha lasciato in eredità l’albergo e un bel po’ di denaro. Davvero, non capisco come sia potuto accadere!”.
Questa versione è stata ripresa anche da Jan Harold Brunvand nel suo libro The Mexican Pet del 1986, tradotto in Italia due anni dopo da Costa & Nolan come Leggende Metropolitane.
Oltre a definirla una “popolare leggenda moderna inglese”, Brunvand accenna anche a una versione sentita a Roma e apparsa nella rubrica “Hers” della famosa romanziera irlandese Edna O’ Brien sul New York Times del 26 settembre 1985, senza fornire ulteriori dettagli. Ma nel saggio Two Good to Be True del 1999, il folklorista, oltre a considerare questa leggenda non tanto “di vendetta” ma una storia di promiscuità premiata, fornisce qualche dettaglio sulla versione romana: è ambientata su un vagone letto e una donna sposata fornisce il nome e l’indirizzo di una signora X che conosceva appena all’uomo con cui trascorre la notte. Qualche anno dopo, quando l’uomo muore, arriva alla signora X un’importante somma di denaro, come ringraziamento per la notte indimenticabile.
Le cattive azioni, almeno nelle leggende e a seconda di come le si guarda, non restano mai impunite...
L’uomo rispedito a casa (E4)
...Ma anche le buone azioni non scherzano! Una leggenda di questo tipo ha per protagonisti due giovani in gita sull’Isola di Man. Lì, i due incontrano un uomo, fanno amicizia, bevono qualcosa insieme. Proprio quando sarebbe ora di riprendere il traghetto per tornare in Irlanda, i giovani si accorgono che il loro nuovo amico è così ubriaco da non reggersi in piedi. Non possono certo lasciarlo così: sicuramente perderebbe il traghetto per la terraferma. Guardano nel suo portafoglio, scoprono che vive a Inchicore e decidono di fare una buona azione riportandolo a casa. Il traghetto è in ritardo, è quasi l’una del mattino quando trovano la casa dell’ubriaco. Suonano alla porta, una donna apre una finestra e loro le chiedono se Jack Murphy vive lì. Lei risponde: “Sì, è mio figlio, ma in questo momento è in luna di miele sull’Isola di Man”.
Il fegato che cammina (F1)
Una ragazza acquista una libbra di fegato, lo porta a casa e lo lascia sul tavolo della cucina, poi esce per una commissione. Quando torna, lo trova avvinghiato intorno a una bottiglia di latte. Si trattava di un fegato canceroso, gli spasmi lo avevano fatto uscire dall’involucro e il pezzo di carne aveva “camminato” sul tavolo fino alla bottiglia.
Quest'ultima, terribile storia è abbastanza diffusa nei Paesi anglosassoni. Nel 1978 l’inglese Rodney Dale (1933-2020) le intitolò anche un libro, The Tumour in the Whale (“Il tumore nella balena” - in quel caso si parlava di carne proveniente da questo animale). Si tratta, ormai, di un volume storico: non solo fu l’occasione in cui fu coniato l’acronimo FOAF (friend of a friend) per indicare la più classica fonte delle leggende metropolitane, ma rappresenta anche una fra le prime raccolte sistematiche di questi racconti (anzi, Dale nel testo proponeva di chiamare queste narrazioni, che non avevano ancora un nome riconosciuto a livello internazionale proprio così: Tumour in the Whale stories).
L’episodio del cibo acquistato “canceroso” che cammina da solo ebbe origine, probabilmente, nelle ristrettezze della Seconda Guerra Mondiale, come cautionary tale verso i pericoli del mercato nero. Da noi non sembra mai arrivato, forse perché circolavano altre tipologie di storie. La segnalazione di Ní Dhuibhne, dunque, è abbastanza interessante, perché ne attesta la sopravvivenza a distanza di decenni e in circostanze del tutto diverse da quelle originarie.
Soldati fantasma (G2)
Louis Mountbatten, ammiraglio britannico e membro della camera dei Lord, fu ucciso il 27 agosto 1979. Aveva l’abitudine di passare le sue vacanze nella sua tenuta di Mullaghmore, nella contea di Sligo (Irlanda nord-occidentale); una zona molto frequentata dai terroristi dell’IRA. Furono loro a mettere la bomba sull’imbarcazione dell’uomo, in una di quelle azioni che insanguinarono l’Irlanda fino agli anni ‘90. Nello stesso giorno, altri due ordigni esplosero a Warrenpoint, nella contea di Down (Irlanda del Nord), uccidendo diciotto soldati britannici, sedici dei quali appartenenti a un reggimento paracadutisti: un episodio che, segnando il culmine delle capacità operative dell’IRA, ebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica e divenne noto come l’imboscata di Warrenpoint (Warrenpoint ambush).
Ed è proprio lì presso Warrenpoint, dove morirono quei soldati, che cominciò a circolare questa leggenda... Una donna viaggiava, di notte, lungo quella strada. Vide un checkpoint (all’epoca, in pieno conflitto, erano a ogni angolo): si fermò, due soldati vennero verso di lei e le chiesero patente e assicurazione. Lei glieli sporse. Presero anche le chiavi dell’auto, per poter ispezionare il baule, e si spostarono sul retro dell’auto. I minuti passavano, la donna aspettava in auto. Non accadeva nulla. A un certo punto, spazientita, scese per vedere cosa stava succedendo. Trovò le chiavi dell’auto a terra, insieme alla patente e al tagliando dell’assicurazione. Ma non c’era più neanche un soldato: erano tutti spariti. Non c’era più traccia nemmeno del posto di blocco. La donna era sconcertata, guidò fino a Warrenpoint e raccontò cosa le era successo. Le dissero che non era la prima volta: accadeva spesso, dal giorno della morte di Lord Mountbatten. Alla fine anche un sacerdote si mosse per benedire il luogo. Che, nella miglior tradizione delle leggende metropolitane, cambiava leggermente da versione a versione: a volte era oltre il fiume Casteltown, a Dundalk, altre in un luogo differente ma sempre vicino a Dundalk, altre ancora nei pressi del paesino di Omeath.
Dunque, un episodio “locale”, profondamente legato a quel territorio e ai suoi eventi tragici, e forse ormai scomparso dall’immaginario collettivo. Ma che ci parla di un particolare momento storico, così critico per la storia recente dell’Irlanda. Anche per questo, vale la pena raccontarlo: oltre che con la storia, anche con le sue leggende.
Comments