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Malori collettivi in una scuola francese: che cosa sono le MPI?

Aggiornamento: 6 giu

Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


MPI. Una sigla che risulta misteriosa per la gran parte di noi. Eppure, si tratta di un fenomeno psicologico che, anche se non è una leggenda metropolitana, presenta meccanismi che la avvicinano alle cose che ci riguardano. Anche certe leggende metropolitane, infatti, possono contribuire a generare casi di MPI, e i casi di MPI possono esser visti da alcuni come delle “conferme” esplicite della presunta realtà di alcune storie che invece hanno natura leggendaria.


Un fatto recente ci aiuterà a spiegare meglio questo legame.


Nel pomeriggio di giovedì 3 ottobre 2019, durante una gara di corsa disputata da circa ottanta allievi del piccolo collegio “Pierre-Hyacinthe Cazeaux” di Morbier, nel comune di Morez, paesino dei monti del Giura, diciassette scolari di età fra i 13 e i 14 anni nel giro di pochi minuti manifestano malori preoccupanti dopo essersi fermati ad un chiosco per dissetarsi nel corso della manifestazione: dolori, convulsioni, formicolii. Alcuni perdono i sensi. Parte subito il piano dei soccorsi, con una mobilitazione di mezzi di soccorso probabilmente mai vista in quell’angolo di montagna. Per cinque ragazzine viene disposto il ricovero. Una quattordicenne viene trasportata in elicottero all’ospedale di Besançon, perché le sue condizioni sono più serie.


La prefettura del dipartimento del Giura non esita a parlare via Twitter di una possibile intossicazione e dispone un’indagine urgente. L’ipotesi di reato che la Procura locale avanza è di “lesioni colpose per omesse misure di sicurezza”. Risulta abbastanza evidente che i giudici sospettano che le bevande fossero in qualche modo contaminate.

Viene ordinata un’ampia batteria di test tossicologici su cibi e bibite somministrate, tutte subito sequestrate.


Le diciassette vittime si rimettono entro poche ore - anche quelle ricoverate in ospedale, tra cui quella giudicata per qualche ora in condizioni più preoccupanti - senza che sia possibile emettere alcuna diagnosi chiara sulle cause di quanto capitato.


Una breve testimonianza rilasciata in video il giorno dopo il fatto da una delle ragazze colpite descrive bene l’andamento dell’episodio: la ragazza ha quello che le sembra un attacco d’asma. Al contempo, spiega, un’altra ragazza accanto a lei, beve del succo e poi cade a terra, con gli occhi che si muovono in tutte le direzioni. In termini medici, manifestava nistagmo. Immediatamente dopo altre ragazze cadono al suolo.


Ma ecco le prime sorprese. Meno di 24 ore dopo il fatto, tutte le analisi danno esito negativo. Non risulta nessun segno di avvelenamenti volontari, né di cattiva conservazione degli alimenti, di agenti tossici di qualsivoglia tipo… e gli altri esami sulle ricoverate sono perfetti. Sane come pesci.


La parola passa a un perito nominato dal tribunale. Le conclusioni sono arrivate poche settimane fa.


Il 13 gennaio, al termine delle indagini, il procuratore di Lons-le-Saunier, giudice Lionel Pascal, competente per territorio, ha archiviato il caso, scrivendo che i malori erano stati causati quasi di certo da una “sindrome psicogena collettiva”.

Tutte le analisi, confermava il magistrato, avevano categoricamente escluso la presenza di agenti tossici nelle bevande acquistate al punto di ristoro, e che era il solo elemento comune a coloro che avevano denunciato i malesseri.


Inoltre, anche il medico legale nominato come consulente aveva smentito qualsiasi sospetto relativo a gas o sostanze volatili (ossia ciò che è invocato più di frequente in episodi di questo genere), ma anche a intossicanti alimentari.


Quanto avvenuto in Francia l’autunno scorso è un caso tipico di Mass Psychogenic Illness (in sigla, appunto MPI), cioè di disturbo psicogeno di massa. Un tempo le MPI erano chiamate con nomi come “isteria collettiva”, ma il termine è caduto in disuso da qualche decennio, sia per l’abbandono definitivo del concetto di isteria, sia per la stigma verso il genere femminile che implicava.


Da qualche decennio l’attenzione scientifica nei confronti di questi eventi brevi ma a volte acutissimi si è accresciuta. Esiste un gran numero di pubblicazioni scientifiche che li riguardano. Grazie ad essi, la classica convinzione che avessero a che fare - almeno in parte - con errori comunicativi, distorsioni, voci e gossip si è rafforzata.

Insomma, leggende contemporanee, voci e paure di cui noi ci occupiamo sono di norma presenti nelle narrazioni relative alle esplosioni dei sintomi fisiologici che si manifestano di colpo nelle MPI.


Ambienti chiusi o contenuti (scuole, caserme, conventi, chiese, ospedali, sale per spettacoli), stress psicologici e culturali di vario tipo le favoriscono. Le fantasie relative ai rischi di contaminazione o di minacce terroristiche, sovente al centro delle leggende contemporanee, sono il substrato costante delle MPI.


Il caso francese riguarda una scuola: proprio le scuole e le classi di età studentesche sono le più interessate alle MPI. Nel 1999 François Sirois, uno psichiatra e psicoanalista canadese, pubblicò uno studio molto importante a riguardo sulla rivista Medical Principles and Practices. Esaminando 43 casi verificatisi fra il 1973 e il 1993 nelle scuole di diversi Paesi, Sirois misurò che l’età media in cui insorgono questi eventi è di 12 anni.

Per lui si possono raggruppare in due tipi: quelli di natura essenzialmente benigna, fortemente legati ai processi evolutivi psico-sessuali, caratterizzati da durata breve, e quelli di durata maggiore, probabilmente connessi a conflitti veri e propri e che in qualche occasione potrebbero necessitare di approcci psicoterapeutici.


Sirois ha collaborato anche con uno studioso australiano che dobbiamo assolutamente ricordare quando si parla di MPI. Si tratta di un sociologo della medicina, l’americano Robert Bartholomew, che ha pubblicato moltissimo su quest’argomento, come pure su molte manie collettive più o meno durature (sua l’enciclopedia, scritta insieme a Hilary Evans, Outbreak! The Encyclopedia of Extraordinary Social Behavior, Anomalist Books, 2009).


Ma anche in Italia, seppure in tono minore, di recente potremmo aver avuto un evento di questo genere.


La mattina del 10 febbraio, mentre smistano la posta nell'ufficio postale di Dronero, nel Cuneese, due impiegati accusano irritazioni agli occhi e problemi respiratori, ma non più gravi di bruciori alla gola. Giungono i Carabinieri e i Vigili del Fuoco con operatori NBCR (Nucleare - Batteriologico - Chimico - Radiologico). Le persone che si trovano all'interno dell'edificio, una ventina, sono isolate e sistemate in un tendone allestito sul piazzale dalla Protezione Civile. Vengono controllati tutti i plichi, il materiale è prelevato e spedito di corsa all'Istituto Zooprofilattico di Torino. Alle 17.15 arriva il risultato della batteria di analisi :


l’esito è negativo, nessuna contaminazione. Non sono infatti state rinvenute sostanze chimiche o batteriologiche né tracce di agenti nocivi per la salute. L’allarme è rientrato e personale e utenti possono tornare a casa.

Nella prudenza che in ogni singolo caso s'impone, è lecito farsi una domanda. Sintomi così modesti e transitori, riferiti da persone a contatto fra loro, che magari si conoscono, che possono portare a immediata conoscenza il loro malessere ad altri e che si verificano di solito in uffici, fabbriche, locali pubblici o di studio (condizioni tipiche delle MPI), interferiscono col riconoscimento dei veri casi di contaminazioni ambientali?


Tra i più giovani le voci e le dicerie che vanno di pari passo con le MPI possono portare, oltre che a sintomi fisiologici come quelle visti, anche a testimonianze di fenomeni visivi più o meno complessi, di norma relativi a entità “spaventose”, minaccianti. Ne abbiamo scritto in qualche occasione, ad esempio occupandoci di quelli di una scuola elementare torinese (1967), con “scheletri”, “sangue”, “streghe”, di intere torme di bambini e adolescenti a Glasgow (1954) che assediarono un cimitero in un celebre caso di “caccia al vampiro dai denti di ferro”, e dei bambini di un condominio di Torino (1899), che per giorni descrissero, al diffondersi delle voci su un’”infestazione spiritica” nel caseggiato, visioni di “volti”, “conigli”, “giocattoli”, “fumo”, “sangue”, figure demoniache, ecc.

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