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Per trovare l’amore, affidati all’ananas




L’unico frutto dell’amor - è la banana, recitava un vecchio tormentone estivo di Michael Chacón. E invece no. L’unico, vero frutto dell’amor sembra essere l’ananas, diventato virale in Spagna nel corso dell’estate 2024 come segnale per rimorchiare nei supermercati. 


Dalla Spagna con amore - olè!


Tutto è iniziato il 20 agosto grazie a un video della comica spagnola Vivy Lin postato su Instagram e su TikTok. Nel filmato, Lin e la sua collega Carla Alarcón Román si recavano in un supermercato della catena Mercadona per verificare la veridicità di una diceria secondo cui quel luogo tra le 19 e le 20 sarebbe l’ideale per fare incontri amorosi. Notando che i clienti del punto vendita sembravano più interessati a guardarsi intorno che alle merci sugli scaffali, Lin commentava: “Si direbbe che siamo tutti qui per la stessa cosa”. 

Peraltro, la diceria era già stata menzionata da una concorrente in un programma televisivo nel 2017. Non si tratterebbe dunque di una novità.


Il video è stato ripreso da altri content creators che hanno aggiunto un dettaglio decisivo: per trovare l’amore sarebbe necessario mettere un ananas nel carrello, se possibile a testa in giù. Da qui il recente fenomeno virale, che ha spinto molti giovani a replicare il gesto recandosi nei supermercati Mercadona con un ananas nel carrello e a documentare le loro esperienze sui social media. Sebbene il gesto fosse per lo più inteso come un gioco, il fenomeno ha assunto dimensioni tali da attirare l'attenzione dei media nazionali e persino di quelli di altri paesi. Alcuni supermercati hanno dovuto far fronte a inconvenienti causati da questa moda: a Madrid si erano creati assembramenti di adolescenti che giocavano agli autoscontri con i carrelli, mentre in un punto vendita di Bilbao era stata addirittura chiamata la polizia, per calmare la confusione che si era creata.


I media spagnoli si sono diffusi in analisi sociali del fenomeno, puntando il dito contro le app di incontri, troppo fredde e impersonali rispetto ai rendez-vous a quattr’occhi. In Italia, invece, il fenomeno sembra aver riportato a galla una diceria simile, diffusa a Milano già negli anni ‘90. 


Da Madrid a Milano, passando per Varese


Già nel 1994, in effetti un articolo del Corriere della Sera aveva lanciato la diceria con un articolo intitolato: Una leggenda metropolitana. Si rimorchia in un supermarket. Nel pezzo si raccontava di come l'Esselunga di viale Papiniano, nella zona sud-ovest di Milano, fosse considerata il "paradiso dei single”. Una reputazione conservata negli anni, a quanto pare: nel 2016, lo stesso supermercato ha ospitato un raduno per single, a dimostrazione della persistenza di quella fama. Già allora, soprattutto, si parlava di un “codice dell’ananas” per segnalare la propria disponibilità agli incontri. Un “messaggio di riconoscimento” che veniva ribadito anche dal Il giornale nel 2015: 


Basta prendere un ananas e metterla nel proprio carrello, proprio dove si trova la seduta per i bambini, ed il gioco è fatto. Anzi, il messaggio è inviato. Infatti, mettere l’esotico frutto in quella precisa posizione, sembra voler dire una sola cosa: essere disponibili ad una bollente avventura. Che si tratti solo di una leggenda metropolitana?

Qualche anno prima, nel 2012, una voce simile si era diffusa anche a Varese: questa volta il “codice” prevedeva che ci si recasse al supermercato Esselunga di via Caracciolo al venerdì sera, con un sacchetto di meno esotiche arance nel carrello. Soltanto quelle, precisava l’articolo: “non bisogna aggiungere nient’altro", alla spesa. 


Questa storia sembra fosse soltanto una leggenda metropolitana: una giornalista de "La Provincia di Varese" aveva testato il codice senza successo, e lo stesso direttore del supermercato si era dimostrato scettico sull’esistenza di una cosa del genere.


Ananas per tutti i gusti


All’estero, però, la leggenda del “codice segreto per rimorchiare” è diffusa in diversi paesi, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti. Un articolo di Snopes del 2000 raccontava una variante interessante, diffusa in alcune città americane:


In alcune parti degli Stati Uniti, appendere un casco di banane tra le sbarre del carrello della spesa era a volte un modo, per un acquirente uomo, per indicare il suo desiderio di incontrare donne in cerca di sesso occasionale. Allo stesso modo, si dice che la presenza di un ananas nel carrello di una donna indichi l'interesse a incontrare un uomo-delle-banane. (Ma ovviamente niente di tutto questo funziona, se non tutti sono sulla stessa lunghezza d'onda; i segnali non verranno recepiti se anche gli altri che partecipano al gioco non sono al corrente del codice. Una cravatta lasciata appesa alla maniglia di una porta è, dopotutto, soltanto una cravatta fuori posto, a meno che il compagno di stanza non sia al corrente di cosa vuol dire).

Il frutto più gettonato, in queste leggende, è quasi sempre l’ananas, che altrove viene però considerato il segno per eccellenza degli scambisti. In questo contesto, un ananas capovolto, posizionato per esempio fuori dalla porta di una camera d'albergo o come emoji su un'app di appuntamenti, segnala la disponibilità a partecipare a scambi di coppia. 


Ma perché proprio il povero ananas, insomma? Originario del Sud America, l'ananas è stato introdotto in Europa da Cristoforo Colombo già alla fine del XIV secolo. Fra il Cinquecento e l’Ottocento, la sua rarità e il suo aspetto esotico ne fecero uno status symbol per le famiglie aristocratiche europee.


Si è cercato di spiegare in vario modo l'origine del legame tra ananas e ricerca di partner, anche se una vera certezza, in questo senso, non c’è. Secondo un’interpretazione, l'ananas era offerto come simbolo di benvenuto alle Hawaii, luogo in cui la sua coltivazione si diffuse nell'Ottocento, diventando quindi sinonimo di accoglienza. In più, il frutto è spesso associato alla condivisione, un concetto che potrebbe richiamare ciò che alla base dello scambismo.  Secondo un articolo de Il Post, poi, già nel 1629 il botanico inglese John Parkinson aveva rappresentato il frutto proibito del giardino dell'Eden proprio come un ananas.


Linguaggi segreti e leggende metropolitane


Più in generale, la storia dell'ananas nel carrello si inserisce nell’ampio solco delle leggende sui "codici segreti" amorosi, diffusi da secoli. Ne avevamo parlato ampiamente già qui, mostrando come, in larga misura senza alcun fondamento nella realtà, molte di queste storie siano una conseguenza della rivoluzione dei costumi sessuali iniziata dopo la Seconda Guerra Mondiale, e, in particolare, alla trasformazione radicale del rapporto fra i sessi partita in Occidente negli Anni 60.


Tuttavia, in forme meno ostentate di quelle, l’idea del “linguaggio amoroso” aveva già parecchi precedenti nel passato più remoto, magari sotto le spoglie del tradizionale incontro romantico. Uno scambio di lettere a catena, per esempio, secondo voci circolanti in Sudamerica (Le Progrès de Bel Abbes, Algeria, 11 maggio 1937) poteva essere seguito da incontri fra uomini e donne sconosciute che si riconoscevano indossando al collo un nastro rosso e scambiandosi cinque baci.


L’idea dei nastri, o dei fazzoletti di vario colore da portare fuori dalla tasca dei pantaloni, al collo o al taschino, in modo da indicare la propria disponibilità e le proprie preferenze sessuali, ha preso poi le forme di ciò che è stato definito “codice Hanky”. La natura almeno in parte spuria di questo codice è rivelata da una caratteristica tipica del leggendario contemporaneo: l’attribuzione dell’uso “segreto” attuale a una moda del passato, poi riletta e riutilizzata alla luce della morale moderna, priva di inibizioni e di sanzioni verso una sessualità libera e giocosa. Nel caso del “codice Hanky”, appunto, l’impiego più o meno presunto dei fazzoletti come codice sessuale, è stata attribuita al fatto che, nel West americano dell’Ottocento, in comunità di pionieri in cui la presenza femminile scarseggiava, la convenzione era che chi, nei balli all’aperto, impersonava il ruolo della donna, doveva indossare un fazzoletto rosso, o, comunque di un colore specifico. Da quell’uso tradizionale, in tempi recenti l’usanza, trasformata, sarebbe resuscitata come codice per le propensioni sessuali.


Ma, assai prima della rivoluzione dei costumi della seconda metà del Ventesimo secolo, il mondo aveva già visto la diffusione di linguaggi “segreti” per permettere agli innamorati di parlarsi liberamente. Un esempio è il cosiddetto codice dei ventagli: a seconda della posizione e del modo di tenerlo (aperto, chiuso, appoggiato al cuore, ecc) poteva servire a trasmettere messaggi come “hai conquistato il mio cuore” o “stammi lontano”, durante le feste e i balli della seconda metà dell’Ottocento. Non si sa quanto fosse davvero utilizzato, ma è certo che i produttori di ventagli contribuirono attivamente alla diffusione della diceria, facendo stampare appositi fogli con l’elenco dei presunti significati. Qualcosa di analogo avvenne con i fazzoletti e con i fiori. 


Subito dopo l’invenzione dell’affrancatura moderna (1840), poi, il “linguaggio dei francobolli” si rivelò una vera e propria mania. Verso la fine del Diciannovesimo secolo, infatti, si diffusero in diversi paesi, Italia compresa, cifrari che collegavano l’inclinazione del francobollo (verso destra, verso sinistra, capovolto, ecc) a messaggi come “Ti amo”, “Prudenza - siamo spiati” o “Quando ti rivedrò?”. Questo linguaggio, spesso stampato e diffuso su apposite cartoline, era l’ultimo di una lunga serie di codici simili che proliferavano nell’Ottocento; ne è una prova questo articolo del Corriere illustrato delle famiglie, che il 30 giugno 1895 commentava quell’ennesima moda sui “linguaggi segreti amorosi”:


E perché no? Dopo il linguaggio del fazzoletto, dell'ombrello, dell'ombrellino, del nastro, dello spillo e di tutto l'arsenale dell'acconciatura femminile; dopo il linguaggio dell'occhio, della mano, del piede, del labbro e di tutte le parti corporee che si muovono, comprese le orecchie in coloro che hanno virtù asinine; dopo il linguaggio della finestra, del vaso di fiori, delle tendine, del lume, ecc., e di tutta la congerie degli oggetti di casa, messi a profitto nelle manifestazioni d'amore, perché non si può pensare a creare un linguaggio per i francobolli?

In tutto ciò, non dimentichiamo una cosa fondamentale, nelle leggende contemporanee: il fatto che nascano come “non vere”, cioè, come eventi mai accaduti nella realtà, non significa affatto che non possano avverarsi, magari anche dopo molto tempo. Il rapporto vero/falso, nel nostro ambito di studio, non è per niente semplice e lineare. Di norma, il bianco e il nero non sono ben separati.


Oggi la moda degli ananas nei carrelli è più che altro un gioco, un modo per strappare qualche click su TikTok. Ma se la moda dovesse prendere piede, non è detto che non possa diventare - davvero - un nuovo metodo per rimorchiare al supermercato. I linguaggi diventano “vivi” quando vengono condivisi da un numero sufficiente di persone. Che riguardino frutta, francobolli o bandane, basta che qualcuno sappia riconoscere il messaggio.


Immagine in evidenza: da Pixabay, by senjakelabu29


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1 Comment


Richard Jones
Richard Jones
4 giorni fa

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